"SALVARE LA FAMIGLIA PER SALVARE LA SOCIETA' "

catechesi di Don Valentino Salvoldi

CHIESA DELLA NATIVITA' - LORETO  - LUNEDI' 6 FEBBRAIO 2017

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"A che cosa serve l'amore? A ricordarti che puoi affrontare la vita, anche se è difficile" 
 
Don Luigi Maria Epicoco 

 

  

A PROPOSITO DI GENDER E DI COLONIZZAZIONE IDEOLOGICA...

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INTERVENTO PAPA CONTRO IL GENDER

Dal sito di  RADIO VATICANA 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il Papa in Georgia ha usato parole molto forti contro l'ideologia gender, affermando che è un grande nemico del matrimonio. Oggi - ha detto - c'è una guerra mondiale delle idee contro il matrimonio, si tratta di colonizzazioni ideologiche da cui bisogna difendersi. Su queste parole Eugenio Murrali ha raccolto il commento di Massimo Gandolfini, promotore del Family Day:

 ASCOLTA GLI INTERVENTI 

R. – Il Santo Padre ieri ha riaffermato quello che dall’inizio del suo Pontificato sta dichiarando, cioè la terribile pericolosità dell’ideologia di gender. L’aveva definita in passato “uno sbaglio della mente umana” e ieri ha ribadito un altro efficacissimo concetto, che è quello della “colonizzazione ideologica”. Il gender sta invadendo la nostra società, soprattutto – e questo è ancora più pericoloso – si sta tentando anche in Italia di introdurre l’ideologia del gender con percorsi educativi all’interno della scuola, il che vuol dire che le vittime sono i bambini, gli adolescenti, i giovani, quindi le persone che sono meno attrezzate per poterlo comprendere e contrastare. E poi, efficacissimo, veramente provvidenziale, è stato che il Santo Padre abbia voluto legare questa ideologia alla fattispecie del matrimonio. Anche noi da sempre diciamo che il gender è una vera e propria bomba atomica messa nel cuore della famiglia.

D. – C’è chi dice che la teoria del gender sia una montatura, che non esista …

R. – Chiunque continui a sostenere una cosa di questo genere, le possibilità che ha per sostenerla sono due: o è in malafede oppure è ignorante. Perché l’ideologia di gender ha delle basi filosofiche profondissime: nasce agli inizi degli anni Cinquanta, si fortifica negli anni Settanta-Ottanta e poi si radicalizza ai nostri giorni e ha quindi autori, sociologi, psicologi, medici, filosofi che hanno contribuito a costruirla. Tante volte viene utilizzato l’escamotage di dire: “Il gender non esiste; esistono gli studi di genere”, i “gender studies”, alla fine degli anni Settanta-inizio anni Ottanta negli Stati Uniti. Va subito detto con chiarezza che si tratta sì di due cose diverse, ma i “gender studies” nati come tentativo di risolvere la disuguaglianza di dignità e di diritti che esisteva tra l’uomo e la donna – tentativo sacrosanto, soprattutto in quegli anni – è diventato progressivamente la fucina di ulteriore implementazione dell’ideologia di gender. Perché si è poi arrivati a dire che non si trattava soltanto di emancipare la donna rispetto a una condizione di subordinazione, come era in quegli anni, rispetto all’uomo. Ma si trattava di poter mettere a disposizione categorie di appartenenza di genere diverse. E si passa così dall’idea, che è basata su tutta la storia antropologica dell’uomo, che esistono due generi, perché esistono due sessi, all’idea che esistono due sessi in ambito medico-biologico, e che i generi di appartenenza – essendo motivati dalla libera scelta e dal desiderio del soggetto – sono diventati progressivamente quattro, sette, otto, dieci: oggi siamo a 58 generi diversi.

D. – Il fatto che si neghi l’esistenza di una teoria, in fondo non significa anche che si neghi la bontà di questa stessa teoria?

R. – Chi sta portando avanti una strategia di infezione di questo virus del genere da parte di tutta la società, ha tutto il vantaggio di tentare di rimanere nascosto. E’ come un virus: finché noi non l’abbiamo isolato, non abbiamo neanche il vaccino per cercare di contrastarlo.

D. – C’è chi sostiene che questi messaggi che passano anche ai bambini, e che la Chiesa cattolica considera frutto della teoria gender, siano in realtà parte di una lotta contro il bullismo omofobico e la discriminazione. Ma c’è una maniera diversa di far passare, appunto, messaggi contro il bullismo e la discriminazione?

R. – Questo è un concetto importantissimo: combattere contro ogni forma di violenza, di discriminazione, di violenza sia fisica che verbale, nei confronti di chicchessia, è chiaro che è uno dei capisaldi di una società che vuole mantenersi civile. Per cui, dobbiamo mettere in atto tutte le strategie educative che possono arrivare a eliminare ogni forma di violenza, di femminicidio, di discriminazione. Ma per far questo, non è assolutamente necessario, anzi, diventa ideologico, utilizzare una ideologia stessa. Le persone vanno tutelate e protette, ma soprattutto vanno rispettate nella loro dignità, per il fatto che sono persone, indipendentemente dalla qualità che la persone in quel momento possa esprimere. E per far questo, bisogna fare riferimento – almeno per quanto riguarda la nostra nazione, il nostro Paese – alla Carta costituzionale. Quindi, bisogna creare all’interno delle scuole dei percorsi di educazione civica, affinché si insegni ai ragazzi e li si aiuti a capire che l’articolo 3 della Costituzione dichiara che nessuno può essere discriminato per "condizioni personali e sociali”. Nelle condizioni personali ci sta dentro tutto. Usare questo come se fosse una specie di sommergibile, invisibile alla stragrande maggioranza dei genitori, che non si rendono conto di quanto stia accadendo nella scuola, in maniera da poter portare nel porto della società e della famiglia delle bombe atomiche da far scoppiare, utilizzando l’idea della lotta al bullismo, e introdurre invece l’indifferentismo, l’orientamento di genere, l’identità di sé, è chiaro che è una strategia con cui, in maniera nascosta, si vuole veicolare un messaggio ben diverso.

 
 
 
 

FILM CONSIGLIATI

SAN FILIPPO NERI 

[Firenze 21 Luglio 1515 - Roma 15 Maggio 1585]

Carnevale a Milano

Oratorio è una parola che fa parte della vita di tutti: è il luogo del gioco e della preghiera, uno spazio in cui crescere all'ombra di Gesù, ma che sa accogliere tutti, anche quelli che non sono cristiani.

Sin dall'origine del Cristianesimo l'oratorio era una piccola cappella per la preghiera (in latino "orare") che si trovava a ridosso delle chiese. Ma il primo oratorio come lo intendiamo noi, il luogo dei ragazzi, risale al XVI secolo, a Roma.

Non c'erano scuole nella Roma del 1500, al massimo precettori per i figli dei ricchi. E quella che un tempo era stata la capitale di un grande impero era diventata davvero un brutto posto in cui vivere: certo, c'era il Papa, c'erano le banche, i palazzi dei nobili. Per il resto, poche decine di migliaia di poveracci ammassati in vie strette e sporche, i sopravvissuti a uno dei peggiori saccheggi della storia, il sacco di Roma a opera dei Lanzichenecchi (1527). I bambini erano tanti, abbandonati a se stessi, bambini di strada li chiameremmo oggi, mendicanti, ladruncoli, sempre affamati.

Poi per loro arrivò un prete che faceva il buffone e aveva sempre il sorriso sul volto ("Pippo buono" lo chiamavano), che girava per i vicoli per tendere la mano ai più poveri dei figli di Dio, ai più deboli, dando agli orfani un padre, agli affamati del pane, ai malati un giaciglio, a tutti una parola buona. Ci voleva un luogo per pregare e stare insieme, per essere una comunità di fedeli operosi, per cantare e aiutarsi l'un l'altro: un grande oratorio.

A ROMA COME PELLEGRINO

Filippo Neri (celebrato nel calendario il 26 maggio e in basso interpretato da Gigi Proietti) a Roma ci era arrivato come pellegrino.

Carnevale a Milano

Era nato a Firenze il 21 luglio 1515, padre notaio caduto in disgrazia perché fissato con la ricerca della pietra filosofale che tramuterebbe il metallo in oro, mamma morta quando era ancora piccolissimo: un bambino con un buon carattere, molto religioso (fu educato dai frati) e amante della lettura. Quando aveva 18 anni il padre lo mandò a Cassino da un parente perché diventasse un commerciante. Ma a Filippo l'agiatezza economica non interessava, aveva altri desideri nel cuore e ben presto decise di recarsi a Roma a piedi.

Filippo non era nulla: né commerciante, né notaio, né sacerdote, solo un uomo di fede che desiderava una semplice esistenza spirituale, preghiere, contemplazione, letture di testi sacri nella Città Santa in cui erano morti Pietro e Paolo. Trovò ospitalità nella casa di un fiorentino, capo della Dogana.

Oltre a una stanzetta con un letto, un tavolino e una corda appesa al muro a cui appendere la giacca, riceveva un sacco di grano al giorno; in cambio insegnava il latino ai due figli. A parte il suo incarico di precettore trascorreva il tempo visitando chiese e catacombe, soprattutto di notte. E diventando amico di tutti: dei frati domenicani con cui cantava nel coro, dei gesuiti che prestavano aiuto ai poveri e ai malati, dei ragazzi che lavoravano come commessi nelle botteghe.

LA CHIAMATA DI DIO

Nel giorno di Pentecoste del 1544, mentre pregava nelle catacombe di San Sebastiano, tanta era la sua estasi che il cuore gli si dilatò nel petto, rompendogli due costole: Filippo Neri lo interpretò come un'effusione dello Spirito Santo. Da quel giorno spesso il petto gli diventava incandescente, e lui doveva metterci sopra delle pezze bagnate per non soccombere a tanto calore.

La Roma dell'epica di San Filippo ricostruita in TV

Poiché si stava avvicinando l'anno del Giubileo (1550), presso la chiesa di San Girolamo della Carità fondò con altre persone generose la Compagnia della Santissima Trinità per assistere i pellegrini che sarebbero arrivati a Roma.

Tra questi compagni c'era anche un sacerdote, padre Persiano Rosa, che divenne il suo confessore e gli suggerì la via del sacerdozio. Il 23 maggio 1551 Filippo divenne prete. E il desiderio di far del bene, come diceva in tutta semplicità, divenne un fiume in piena, capace di contagiare con il suo buonumore e il suo spirito di carità chiunque lo incontrasse.      Nacque così l'Oratorio.

Fillippo Neri, interpretato da Gigi Proietti, fonda l'oratorio tra i bambini

 

STATE BUONI SE POTETE

Intorno a lui sempre tanti bambini, con cui giocava, cantava, andava a soccorrere i più poveri, e a cui, di fronte alla loro vivacità diceva: «Figlioli, state allegramente: non voglio né scrupoli, né malinconie, mi basta che non facciate peccati».

La sua frase ricorrente, che poi è diventata anche il titolo in un film musicale (1983) con Johnny Dorelli, era«State buoni... se potete». E quando invitava a darsi da fare per gli altri, diceva «Non è tempo di dormire, perché il Paradiso non è fatto per i poltroni».

Non si faceva scrupolo a mendicare bussando alle porte dei palazzi più lussuosi. Un aneddoto racconta come un giorno un signore, infastidito dalle sue richieste, gli diede uno schiaffo. Filippo non si scompose: «Questo è per me» disse sorridendogli «e ve ne ringrazio. Ora datemi qualcosa per i miei ragazzi».

La musica aveva un ruolo molto importante: infatti era attraverso il canto che Filippo Neri (amico, tra gli altri, del grande musicista Giovanni Pierluigi da Palestrina) aggregava i bambini (poveri e ricchi insieme), tirava fuori i loro talenti, li rendeva orgogliosi, e più vicini a Dio. E l'oratorio diede anche il nome a una composizione musicale, un'alternanza di lodi cantate a più voci e brani recitati accompagnati dagli strumenti.

«PREFERISCO IL PARADISO»

Non a tutti piaceva il suo modo di intendere il Vangelo (nell'arco della vita di Filippo Neri si avvicendarono 15 papi!). A un certo punto fu persino accusato di eresia. Ma furono di più gli estimatori dei detrattori. Estimatori molto illustri, come l'amico cardinale Carlo Borromeo che gli affidò una sede più dignitosa del modesto San Girolamo (sopra un dipinto della chiesa).

A Filippo non restò che accettare, ma alla nuova chiesa di San Giovanni dei Fiorentini mandò alcuni suoi seguaci diventati preti mentre lui restò in quella vecchia. Poi nel 1575 papa Gregorio XIII istituì presso la chiesa di Santa Maria in Vallicella la Congregazione di preti e chierici secolari dell'Oratorio, di cui Filippo Neri era il superiore, dove si trasferì solo nel 1583, dove visse fino alla morte, avvenuta il 26 maggio 1595, e dove ancora si trova il suo corpo.

Drago cinese al carnevale

Degli onori, anche se religiosi, a Filippo non importava nulla: rifiutò persino di diventare cardinale, dicendo (leggenda vuole) «Preferisco il Paradiso», frase che dà il titolo anche alla bella fiction del 2010 (ora in dvd, Multimedia San Paolo) con Gigi Proietti nei panni del santo.

Lui era un prete di strada, come i suoi ragazzi, un infaticabile confessore, avido lettore (alla sua morte possedeva 516 libri personali e 30 manoscritti, tra cui non solo testi sacri, ma anche le favole di Esopo, la poesia di Tasso e Petrarca).

"Homo grande" lo chiamavano, ma anche "santo della gioia"; era il prete colto e saggio a cui i papi chiedevano consiglio, ma anche il sacerdote buffone e scanzonato che si comportava in modo bizzarro.

Ancora oggi i pellegrini che si recano a Roma seguono l'itinerario che per primo istituì il giovedì grasso del 1552 in opposizione ai festeggiamenti pagani del carnevale, il cosiddetto Giro delle Sette Chiese, un pellegrinaggio a piedi per le sette chiese principali della città: basilica di San Pietro in Vaticano, basilica di San Paolo fuori le mura, basilica di San Giovanni in Laterano, basilica di San Lorenzo, basilica di Santa Maria Maggiore, basilica di Santa Croce in Gerusalemme, basilica di San Sebastiano.

Con gli anni, fino a 6.000 fedeli lo seguivano in questo itinerario. La causa della sua beatificazione iniziò due mesi dopo la morte. Tanto aveva fatto per Roma che, dopo essere stato proclamato santo nel 1622, divenne compatrono della città, terzo apostolo dopo Pietro e Paolo. Il suo oratorio ha fatto scuola e dopo quasi 500 anni dalla sua nascita per i ragazzi di oggi continua a essere una delle istituzioni più vitali e feconde. 

Fulvia Degl'Innocenti

-SAN FILIPPO NERI [PREFERISCO IL PARADISO - 1° TEMPO]

- SAN FILIPPO NERI [PREFERISCO IL PARADISO - 2° TEMPO]

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